mercoledì 11 novembre 2009

Prologo - Il sacrificio





Ho superato la linea sottile che separa la vita dalla morte e ho vagato nelle ombre più oscure. Sentivo il lento percuotere della mia anima fragile salire sul mio corpo sanguinante. I miei ricordi di una vita vissuta tra la gioia di una famiglia e la freschezza della innocenza iniziarono a scorrere velocemente nella mia mente. Ogni frammento apparve così nitido, come se rivivessi una seconda esistenza ancora più intensamente, con occhi nuovi.
Libera e fluttuante, fui avvolta dall’oscurità che la mia prematura dipartita aveva portato con sé, e anche se credevo di non poter più versare lacrime, ebbi come la sensazione che il mio volto fumogeno fosse rigato da gocce mielose, dolci e dense. Le mie mani prive di consistenza tentarono di tingersi di quell’ultimo tassello di materialità che mi era stata strappata via con così tanta violenza e brutalità.
Il mondo, con cui avevo imparato a convivere, si allontanava sempre di più, fin quando non divenne un punto intangibile, lontano, irraggiungibile.
Non volli piangere per la mia fine o per tutte le aspettative che avevo riposto in una vita che speravo fosse più lunga e felice possibile. Piansi per coloro che amavo e che avevano dato la vita per me.
Fu un sacrificio che non ho potuto evitare e, quando le luci vitali ancora baluginavano nei loro corpi martoriati da ferite insanabili, mi battei per loro, inutilmente. Se era proprio questo il destino che era in serbo per loro, allora doveva essere il nostro destino. Non avrei mai abbandonato la mia famiglia e i miei amici, nel bene e nel male.
Così scelsi di andarmene con loro, in qualunque posto sarei stata condotta. Per sempre, rinunciando a tutto.
Ma mentre mi avvicinavo a un’immagine circoscritta da spiragli eterei, dove le essenze dei miei cari e dei miei avi mi attendevano per ricongiungermi a loro, venni afferrata da una forza aurea, che mi circondò in vita e mi trascinò nuovamente verso quel punto coriaceo, il mondo reale, che si colorò dapprima di sfumature iridescenti, man mano sempre più contraddistinguibili in tinture concise e naturali.
Fui catapultata sulla terra con una velocità pari a quella di un supernova e, durante quella fulminea discesa, potevo risentire la vicinanza del mio corpo così come lo avevo lasciato.
Percepii caldi respiri gonfiarmi il petto e il tamburellante ritmo del cuore che pulsava freneticamente.
Poi udii un bisbiglio, che ripeteva costantemente il mio nome, come se avesse voluto svegliarmi da un sonno perenne.
Beatrix, Beatrix, Beatrix…
Mi destai da quell'oscurità, pur non sollevando completamente le palpebre.
Quella forza, quel Potere che mi aveva ghermito, si insinuò dentro di me, penetrando attraverso il mio spirito, che aveva smesso di vacillare nel ricongiungersi alla luce che mi attendeva oltre, ed era ritornato nel mio corpo.
Questo era impossibile! Ero morta! Non avrei mai potuto sopravvivere dopo tutto quello che mi era capitato, dopo tutto quello che avevo visto e mi era stato fatto! Ma allora perché potevo avvertire repentini brividi di freddo, il sudore che mi imperlava i capelli, ma soprattutto il tenero e insaziabile calore umano? Ero forse viva? Di nuovo?
Non mi mossi, anche se ero consapevole che ne sarei stata capace.
E ancora una volta quella voce risuonò nella mia testa…
Beatrix, Beatrix, Beatrix…
Aprii gli occhi e ciò che vidi fu una donna sorridente dalla lunga treccia dorata, la cui pelle riluceva di un fulgido bagliore accecante. Quel Potere.
Non avrei mai potuto immaginare quanto la mia nuova vita da quel momento stesse per cambiare.
Ma il punto era proprio questo: la mia morte fu soltanto il principio…

2 commenti:

  1. Il Vostro blog è davvero molto avvolgente, vi porgo i miei complimenti...

    *s' inchina*

    Principe Assoluto -Fb-

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