mercoledì 6 gennaio 2010

Capitolo 6 - Il favoloso mondo di Will



Beatrix osservò sconcertata l’impervia scala a chiocciola che sprofondava in un buio pesto, dentro la misteriosa botola-laboratorio di Will.
<< Col cavolo che ci entro in quel buco! Non si vede niente! >> si lamentò lei, mandando un’occhiataccia al suo mutaforma preferito.
<< E dai Beatrix! Sappiamo entrambi che sei assolutamente in grado di vedere al buio con le tue lampadine azzurre fatte in casa! Non fare la fifona! >>. All’altezza dei suoi occhi, Will fece il segno dei fari che si accendono e si spengono con le mani, ripetendo un petulante “Tic-tic” come un mantra.
L’Incantatrice fece spallucce. << Okay, okay! Adesso vado! >>
E fu così che Beatrix Miller iniziò la sua lunga discesa nelle viscere dell’Inferno, si diceva lei fra sé e sé, sforzandosi di ricordare perché quel maledettissimo 16 ottobre alle undici e ventitre minuti non aveva avuto nulla da fare che salvare quel deficiente del suo amico, quando poteva benissimo infischiarsene e mandarlo al diavolo, lui e quei sudici Demoni Sabbia! Beatrix non riusciva a grattarsi via quel fastidioso cipiglio dalla faccia, falciando i gradini di metallo della scalinata che sembravano infiniti e producevano una strana frizione con i tacchi dei suoi stivali.
Due cerchi celesti si riflettevano sulla scala come gli anabbaglianti di un’auto che sfreccia nella foschia notturna, evitando così che Beatrix potesse inciampare e rotolare giù per le scale.
Quando finalmente i suoi piedi toccarono terra, non trattenne un sospiro concitato.
<< Et fiat lux! >> esclamò Will a gran voce che, dopo essere rimasto dietro Beatrix per farsi guidare dai suoi occhi luminosi, alzò la manovella dell’interruttore della luce che macchiò la sala di giallo oro.
Tre lampadari bianchi penzolavano dal soffitto con un leggero cigolio, e un tappeto persiano con ornamenti rossi e verdi, nel cui centro era rappresentata una volpe con quattro code fulve e due zampe in su, si intonava perfettamente con le tendine drappeggiate che scendevano sontuose da spesse bacchette ramate, dando un’aria più accogliente e moderna alla “casa”. Una scrivania ogivale era posizionata di traverso rispetto al muro sinistro al quale si affiancava, ed era piena di plichi, documenti falsi, quaderni scarabocchiati, mappe geografiche stropicciate, una decina di sigarette abbandonate a se stesse in un posacenere di cristallo e libri dalle copertine vecchie e ammuffite che erano disposti uno sopra l’altro, come una torre di pietra pericolante.
Ma ciò che suscitò maggiormente la gioia di Beatrix fu un’immensa libreria in cui, anziché esserci una varietà di volumi in-folio, era sistemata in bella vista una ricca collezione di armi da fuoco, da quelle più classiche agli ultimi modelli progettati. Mitragliatrici, pistole e doppiette erano sorrette da piccoli basamenti in marmo, ed emanavano un luccichio appena velato come se fossero state lucidate di recente. Will ci teneva alle sue creazioni, e neanche un grammo di polvere osava posarsi su di esse, per non sminuire la loro magica bellezza. Ma niente avrebbe potuto rivaleggiare con i pugnali, le lance, le picche, gli archi compositi, le balestre, le stelle del mattino e le affilatissime spade a due mani che inforcavano un tavolo per almeno quindici persone ricoperto da una tovaglia rosso sangue. Affianco alla scrivania di Will, si ergeva in tutto il suo splendore il famoso laboratorio che dava vita a quelle che, forse, erano considerate le migliori armi del mondo.
Insieme a pezzi di metallo e molti altri aggeggi e utensili, di cui Beatrix non ricordava neppure i nomi per la loro complessità, occupavano un considerevole spazio un modesto microscopio bianco e una fila di provette con dentro chissà quale intruglio, chiuse con dei minuscoli tappi di sughero.
<< Che ne pensi? Non è il paradiso terreste? >>, intervenne Will, seguendo lo sguardo di Beatrix che indugiava su quelle lame scintillanti.
Ma lei, accortasi che la stava guardando con un misto di sarcasmo e compiacenza, si voltò lentamente verso di lui, sospendendo per un minuto la sua curiosa ispezione. << Oh, beh. Chi ha mai detto che i migliori amici di una ragazza sono i diamanti? >>
<< Per te, no di sicuro. >>, ribatté Will che si chinò di fronte a un mobiletto per prendere una caraffa di buon scotch conservato per le occasioni speciali.
Ma il demone, intento a ricambiare l’occhiata di Beatrix mentre si serviva da solo, non vide che il liquore stava fuoriuscendo dal bicchierino pieno fino all’orlo. << Accipicchiolina! >>, abbaiò indignato.
<< Accipicchiocosa? >>, gli chiese lei soffocando un sorriso con la mano.
<< Ho detto “accipicchiolina”. Non è una delle tante espressioni coniate da voi giovani delle ultime generazioni per dire “ Oh cavolo!” oppure “Per bacco!”? >> Will leccò lo scotch che era caduto sulle sue dita, ed ebbe il buon senso di usare uno straccetto per assorbire quello sul pavimento.
Beatrix scoppiò in una risata fragorosa, sollecitata ancora di più dall’aria perplessa dell’amico.
<< Mio Dio! No! Neppure quando i miei genitori erano adolescenti parlavano così. >>
<< Ah. >> Will parve ancora più confuso. << Mi sa che devo fare un bel po’ di aggiornamenti. E va bene, avrò fatto confusione con qualche altro secolo. >>
Will si accomodò su una sedia girevole nascosta dietro la sua scrivania, e fissando il vuoto, bevve il suo alcolico a sorsetti.
<< Will… posso chiederti una cosa? >>, disse Beatrix rompendo quell’insolito silenzio.
<< Fa pure. >>, le rispose l’amico senza distogliere lo sguardo da quel punto immaginario.
<< Perché hai avuto paura di me quando ho usato il fuoco, al punto di prendere l’aspetto di Billy Junior? >>
Will sistemò il bicchiere sul tavolo e le braccia sul grembo, torturandosi i pollici.
<< Il fuoco è demoniaco, Beatrix, e non a caso i demoni di fuoco sono quelli più malvagi. Ebbene, sì, ho temuto il tuo Potere. Perciò ti dico che bisogna andarci molto cauti! Io non voglio che ti succeda niente di grave. E, piccola, potrai anche essere esperta nelle arti marziali e nel controllo dei quattro elementi, ma devi capire che io ci tengo moltissimo a te e…oh Cristo…non sono mai stato bravo con parole… >>
<< Allora non dire nulla, ti prego. Quello che sento per me è già abbastanza. >> L’Incantatrice corse tra le sue braccia e gli incollò il viso al petto. Will rimase sbalordito dalla sua reazione, e pose il mento sulla testa di lei, affondando le mani nei suoi capelli setosi. Beatrix si sentiva di nuovo bambina, come quando suo fratello le faceva uno sgambetto e lei andava subito dalla madre a mostrarle un livido blu sul ginocchio, piangendo a dirotto. L’affetto di Will nei suoi confronti era come un fiore che si apre man mano alla luce del sole, così intenso da colmare i suoi vuoti, le sue insicurezze e il suo brutto caratteraccio irascibile. Dalla sua mente si spargeva dappertutto come un balsamo curativo, e per Beatrix era una sensazione meravigliosa, una brezza di felicità, una consolazione per il suo animo molto spesso infelice.
Le lacrime scesero ininterrotte sulle sue guance e per almeno una volta, non le asciugò con violenza.
Beatrix alzò lo sguardo tenendo gli occhi chiusi, ma si accorse che la catenina celtica di Will era scomparsa e che sulla sua fronte battevano delle treccine sottilissime. Si sentì pizzicata dalla barba e da…un paio di baffi? Era strano: Will aveva sempre avuto la pelle di un neonato, ma che diavolo...
Will iniziò a canticchiare allegramente un motivetto che parlava di pirati, casse di morti e bottiglie di rum con una voce diversa, ma non sconosciuta.
Sempre il solito.
<< Ma è possibile che devi sempre scherzare anche in questi momenti? >>
Will aveva preso le forme di Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow, o meglio, del Capitan Jack Sparrow. Era insolito vedere Will con la pelle scurita dal sole, una bandana rossa, un capello da pirata, una giacca grigia con le maniche larghe e alcuni ciuffi rasta che incorniciavano la sua faccia maliziosa.
Non mancavano i suoi effetti, come la pistola con un solo colpo, la spada e la bussola che non punta al nord, a rendere più divertente la sua performance.
Beatrix era seduta sulle ginocchia di Will, e credette di morire soffocata dal ridere: i suoi occhi erano lucidi, ma non per il pianto.
Will si drizzò per sfoggiare le sue abilità imitative e cominciò a fare la tipica camminata bizzarra del pirata, presentandosi con un “Figliola, io sono il Capitan Jack Sparrow, comprendi?”
Beatrix si resse alla scrivania, e pensò "È lui! È lui! Dio, è identico!", mantenendosi la pancia e vedendo Will citare altre battute del film.
<< Yo-ho! Beviamoci su! >> Will offrì a Beatrix un assaggio di scotch facendo finta che fosse rum, e lei stranamente accettò il bicchiere inghiottendo il liquido in una botta sola.
<< Iuuu! >> Il mutaforma le diede una pacca sulla spalla, quando la vide tossire fortemente. << Così si fa’, Beatrix! >>
<< Che schifo...>> mormorò lei. Disgustata, si asciugò la bocca e gli restituì il drink.
<< A tutte le unità: Beatrix Miller ha deciso di abbandonare la sua vita da “No alcol- No problem” per abbracciare la tortuosa via dell’alcolismo! >>, annunciò Will a fantomatici spettatori impugnando il bicchierino come se fosse un microfono.
<< Oh! Questo mai! >> Beatrix gli saltò addosso, ma visto che Will non si slanciò con prontezza, si ritrovarono entrambi per terra, uniti come due sanguisughe. Rotolarono, rotolarono e rotolarono, finché Will non fu sopra di lei e non le afferrò immediatamente le mani, ora inchiodate al pavimento. Beatrix cercò di sferrargli un calcio negli stinchi, però Will le immobilizzò anche le gambe.
<< Siamo sempre più combattive. Mhm... Mi piaci quando fai così. >> Dopo quel solito bagliore rosso, il demone riprese la sua forma originaria, e avvicinò il suo naso a patata a quello di Beatrix, molto più piccolo e affusolato.
<< Che c’è? Perché mi guardi così? >>, gli domandò lei incuriosita dall’espressione pensierosa di Will.
<< Beh, ecco... volevo farti una domanda. >>
<< Fa pure. >> gli permise Beatrix, ripetendo le sue stesse parole.
Will sospirò profondamente. << Che c’è fra te e quel Turner? >> Pronunciò il nome del cacciatore come se stesse sputando un'imprecazione volgare.
<< Niente, Will. Mark è solo un combattente con manie di grandezza che sbuca come un fungo nei momenti più inappropriati, e che si immischia in questioni che non gli riguardano. >>, tagliò corto l'Incantatrice.
<< Aaahh, allora adesso siamo passati a “Mark”… >>
Beatrix inarcò le sopraciglia. << Will, non sarai mica geloso, spero? >>
<< Geloso? Io? >> Will strinse le sue labbra fin quando non divennero una strisciolina rosa. << Uhm. Forse un po’, ma non puoi escludere il fatto che lui voglia fare con te nuvole e pioggia! >>
<< Nuvole e pioggia... mi vuoi forse dire che lui vuole portarmi a letto? >>
<< La filosofia cinese è così romantica, Beatrix, e mi fa sembrare più poetico. >>
Beatrix tentò di uscire dalla presa di lui con movimenti rapidi, ma Will non voleva saperne di spostarsi di un millimetro.
<< Will, ti puoi togliere di dosso. Mi stai schiacciando! >>
<< E ragazza mia, avevo capito che questa non è la tua posizione preferita. >>
Beatrix gli sferrò una ginocchiata all’inguine, e Will si contorse su se stesso con paura che l’amica gli avesse danneggiato irrimediabilmente i suoi preziosi attributi.
L’Incantatrice, finalmente libera, si alzò e mise le mani sui fianchi, squadrando vittoriosa Will, ancora steso da quella mossa inaspettata.
<< Porca miseria, ragazza. Le sai proprio dare di santa ragione. >>
<< Oh, non sai quanto. >> Beatrix protese una mano verso di lui e Will, suo malgrado, ingoiò il peso ardente della sconfitta e si fece aiutare dall’amica per rialzarsi.
<< Senti Beatrix, non puoi negare l’evidenza. È palese la sua voglia di… >>
Beatrix spalancò gli occhi, infastidita. << Will, è possibile che per te il sesso sia un chiodo fisso! >>
<< Non è questo il punto. Tu sai bene di essere un bel bocconcino, e ti consiglio di stare attenta con quel viscido cacciatore. Non voglio che si approfitti di te. >>, gli rivelò Will, ansimante, che abbassò lo sguardo arrossito come per troncare quel tipo di conversazione fraterna. Ma era praticamente impossibile nascondere un barlume di emozioni con Beatrix presente.
<< Will, Will, Will. Piuttosto che andare con Mark, preferisco rimanere vergine. >>
La mandibola del mutaforma vibrò vivacemente, e i suoi occhi si erano ingigantiti per via della risata di scherno che stava per riecheggiare nel suo laboratorio.
<< Tu sei ancora... una verginella? >>
Beatrix si rabbuiò, con il capo inclinato e le iridi infiammate. << E tu sei un lecchino opportunista. >>
<< Ah, è così... esibizionista. >>
<< Demonio. >>
<< Piagnucolona. >>
<< Oh… piedipiatti! >>
<< Mhm, davvero...Gypsy Rose Lee. >> L'allusione alla regina delle spogliarelliste era troppo!
L’espressione furente della ragazza non permise a Will di continuare il loro scontro verbale. << Ok, ok. Bandiera bianca. Mi arrendo, Beatrix, mi arrendo! Su, facciamo pace! Se mi dai un bacio, esaudirò tutte le tue fantasie recondite e... >>
<< Il mio unico desiderio recondito è quello che devo togliermi questa melma puzzolente di lycan dai vestiti! >>
Will si tamburellò il mento. << Allora era il tuo quel puzzo orribile. >>
Beatrix ignorò il suo ultimo commento. << Hai un ricambio? >>
<< Certo. Vedi nel mio armadio. Vai infondo, dove c’è quella porticina marrone, quella lì, esatto. È la mia stanza da letto con un piccolo bagno dove potrai trovare tutto quello che ti serve: sapone, asciugamani e qualche maglietta pulita. >>
<< Grazie. >>
<< E di che. >>
Beatrix gli andò vicino sorridendo, e gli stampò un morbido bacio su un occhio. Cristo santo, sono proprio le labbra più soffici che abbia mai toccato, pensò Will vedendola allontanare.
Il mutaforma inspirò l’aria trattenendola a lungo nei polmoni, e poi si accovacciò sul suo divano-letto di fronte alla TV a plasma comprata qualche giorno prima. Premeva i tasti del telecomando con un gesto scocciato, vedendo scorrere una sequenza di canali senza individuare uno in particolare di suo gradimento. Ma quando arrivò a quello dei notiziari, alzò il volume, attirato dalle fotografie di giovani donne, alcune in carriera, altre ancora studentesse, misteriosamente rapite e…
<< …non sono stati trovati segni di violenza dai referti dell’autopsia, ma i corpi di tutte e tre le vittime, Mina Fox, Katherine Richards e Priscilla Brown, la diciottenne scomparsa due settimane fa il cui cadavere, come potete vedere, è stato appena portato via, sono stati rinvenuti dalla polizia in diversi punti del bosco di Cloud Town, con indosso delle semplici vesti bianche completamente imbrattate di sangue. Tutti sono addolorati per l’accaduto e sono vicini ai parenti delle vittime, ma ormai è giunta voce che nella piccola città si aggiri un pericoloso serial killer, bramoso di strane perversioni tutt’ora ignote agli inquirenti. Le autorità stanno cercando di contenere il panico generale, ma i cittadini sono impazienti e vogliono che sia fatta giustizia. Ci sono diverse testimonianze che confermano che la notte in cui le tre donne vennero rapite, queste avevano un appuntamento con un affascinante corteggiatore, di cui purtroppo non si sa nulla. Sembra che nessuno l’abbia mai notato in compagnia delle tre vittime.
Katherine Richards è stata vista l’ultima volta da un barista del posto, che ha descritto perfettamente il suo abito chiaro che è l’unico indizio che accomuna le tre donne. Ma ora sentiamo Tarja, la migliore amica di Priscilla:
“Oh Dio... io n-non posso credere che Silly sia... Dio. Era così solare, simpatica. Noi eravamo molto unite, ci siamo sempre dette tutto, ma poi ha cominciato a ricevere quelle telefonate e quelle lettere, e da allora non ha voluto più parlarmi; diceva che ero io quello ingiusta che voleva tenerla lontana da lui, invidiosa della sua felicità. Vi prego, trovate il suo assassino, vi prego, vi prego!”
Il detective Norrison, che conduce le indagini, ha dichiarato che di quelle lettere non c’è traccia ed egli stesso ha minuziosamente verificato le chiamate delle ultime ventiquattro ore delle ragazze. Ma niente di insolito. Nessun numero estraneo o sospetto. Chiunque sia l’assassino è molto acuto e sa ingannare bene le sue vittime. Perciò, per tutte le ragazze di Cloud Town, siate prudenti. Per ora è tutto, linea allo studio.
>>
Cloud Town. Quel nome a Will era familiare. L’aveva già sentito da qualche parte, ma dove?
Improvvisamente una boccetta di profumo che cadde rumorosamente dietro di lui lo distrasse dalle sue riflessioni.
<< Beatrix. >>
L’Incantatrice, con i capelli bagnati attaccati al collo e alle spalle e un accappatoio arrotolato intorno al corpo, fissava terrorizzata lo schermo, gli occhi sgranati e ancora più turchini.
<< Cloud... Town... è...>>, balbettò lei con voce rotta dai singhiozzi.
<< Cosa? Beatrix, cosa? >> Will le andò incontro preoccupato e la prese per le braccia, scuotendola dallo shock che l’attanagliava.
<< Cloud Town era… era la città di mia madre. E-e fu lì che lei soggiornò il giorno prima di morire. >>

4 commenti:

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  2. Nel 6° capitolo ho trovato fastidiose ripetizioni e diversi errori di cui non mi sono accorta scrivendo, pardon. Sto revisionando il tutto.

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  3. ciao, ho visitato il tuo blog su consiglio del blog di weirde.
    Il tuo racconto è molto carino! non vedo l'ora di leggere il resto.

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  4. Un grazie a Lithy, la migliore amica del mondo, per avermi aiutato con la grafica... Un Kiss :) Midha

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